Matera non si scopre per caso, è così che si nascondono i tesori: non è facile trovarli, è necessaria la mappa, la strada può essere lunga e tortuosa, ma quando li raggiungi la meraviglia ti lascia a bocca aperta. E quando si arriva finalmente alla “Città dei Sassi” la sensazione che si prova è proprio quella di essere giunti in un luogo incantato, di aver trovato il tesoro, un gioiello incastonato in un territorio meraviglioso, anche se all’apparenza può sembrare non accogliente. Risulta subito chiaro allora perché i Sassi di Matera siano stati iscritti nella lista dei luoghi patrimonio dell’umanità protetti dall’Unesco fin dal 1993, con questa motivazione: “L’equilibrio tra intervento umano e l’ecosistema mostra una continuità per oltre nove millenni, durante i quali parti dell’insediamento tagliato nella roccia furono gradualmente adattate in rapporto ai bisogni crescenti degli abitanti”.
Non solo, quindi, ci si trova in uno dei più antichi insediamenti della storia, ma ci si avvede di come questo agglomerato di “rifugi” sia stato riqualificato con cura ed è ora mantenuto come un’opera d’arte a cielo aperto. Ma non bisogna pensare che le cose siano sempre andate così. Il centro storico di Matera è un luogo che ha resistito alle avversità del tempo e alle vicende della storia, nelle grotte attorno alle Gravine materane sono stati rinvenuti oggetti che gli archeologi ritengono datati fino a 10.000 anni orsono e molte delle case tuttora esistenti sono state abitate senza interruzione dall’Età del Bronzo fino allo sgombero forzato degli anni Cinquanta nel secolo passato. In quel periodo, infatti, quella dei Sassi era una zona così degradata che i pochi abitanti rimasti furono forzatamente trasferiti in altre aree della città. Solo dopo più di trent’anni si iniziò a considerarne il recupero, incerti tra la ristrutturazione delle abitazioni o la trasformazione in museo. La scommessa vincente di allora fu far riemergere la bellezza, la storia di un luogo unico, raffinato e al tempo stesso rude. Nei Sassi tutt’oggi si vive, tra ciottoli che sembra non portino da nessuna parte ma ti accompagnano in una piazzetta deliziosa, che a sua volta non è la fine del percorso ma ti dà accesso a un altro viottolo da cui puoi scorgere un pianerottolo, un campanile, un altro angolo da scoprire, quasi all’infinito. Ed è emozionante camminare su quei sassi in cui ci si sente protagonisti di una narrazione, a spasso con Primo Levi, o comparse di un film, dietro la macchina da presa con Pasolini o Mel Gibson, o addirittura a casa del principe Ben Hur, di cui il regista Timur Bekmambetov sta girando in questi giorni la pellicola proprio negli stupendi scenari naturali offerti dalla città.
Proprio in una delle vie protagoniste dell’ultimo kolossal della MGM, Via Fiorentini, si trova la Locanda San Martino Hotel e Thermae Romane, una antica struttura su quattro livelli con 33 camere, ristrutturate con grande cura nel rispetto delle forme originarie delle singole abitazioni presenti nell’area, delle quali prendono anche i nomi: del Francescano, della Fornacetta, del Vinaio, della Fornace, dei Gatti, della Mammara, per citarne solo alcune. Per la maggior parte le camere sono case-grotta con volta in tufo, che hanno mantenuto la stessa tipologia di migliaia di anni fa, alcune con terrazzo comune, altre con vista sui Sassi circostanti.
Le Thermae dell’hotel, consacrate al mito di Medusa, si richiamano alla tradizione delle Thermae romane e sono scavate nella roccia tufacea, attraverso cunicoli e antiche cisterne. Il rito antico di meditazione e di purificazione inizia nell’apodyterium (spogliatoio) da dove coperti di un telo si passa nell’anti-tepidarium la cui temperatura è di 28°. Dopo una doccia tiepida, si rende omaggio alla Medusa nella camera a caldo secco con una temperatura di 50°. Abluzioni di acqua calda allentano la tensione, aprendo i pori ed eliminando ogni impurità. Si scende poi nella cisterna circolare del tepidarium a 30° per stendersi su un lettino relax, abbandonandosi al suono dell’acqua che scorre. Quando la sudorazione sarà terminata si entra nella vasca idromassaggio per un bagno tonificante di alcuni minuti e poi nel calidarium a 45° e umidità 100%. Il calore dilata i vasi sanguigni e allontana lo stress lasciando uno stato di piacevole spossatezza. Il percorso continua con una nuova abluzione, breve sosta di meditazione sulle panche in pietra o sui lettini del tepidarium, e risalita verso il frigidarium (29°), l’incredibile piscina naturale che sembra infilarsi nel ventre della terra per assorbirne l’energia.
Perché di energia vitale bisogna parlare. Nei Sassi l’energia si respira, quella energia che solo le radici profonde della storia sanno infondere, un’energia sempre volta al futuro, quel futuro di sviluppo sostenibile che hanno saputo immaginare i volontari del Comitato Promotore che hanno portato Matera a diventare Capitale Europea della Cultura 2019. Open Future, questo il loro slogan. Matera che chiama il futuro, le giovani generazioni ad ammirarla, a godere della sua storia e della sua bellezza, che si pone come esempio di come si possa recuperare una situazione data per persa e guardare al futuro anche quando esso sembra irrimediabilmente compromesso. Basta leggere il dossier di candidatura presentato a suo tempo alla Commissione Europea che avrebbe deciso sulla designazione: “Un futuro basato sulla cultura, intesa come base comune di riflessione sul perché e sul come viviamo, su gli obiettivi delle nostre esistenze, sul come si intrecciano competenze scientifiche e tecnologiche ad abilità manuali esaltate da una creatività diffusa che da sempre caratterizza la popolazione italiana – che Matera intende rappresentare degnamente per l’anno 2019. Un futuro che non è possibile progettare solo legandosi alle straordinarie tradizioni e all’immenso patrimonio architettonico e culturale che attirano già oggi migliaia di turisti nel nostro territorio, ma che vogliamo immaginare offrendo la nostra città come luogo aperto e neutrale in cui sperimentare collettivamente soluzione ai problemi della contemporaneità che Matera e la Basilicata condividono con il resto d’Italia e dell’Europa.”