Agli inizi degli anni ‘90 ha visto la luce l’affermarsi di un fenomeno turistico che ha aperto gli occhi a molti operatori italiani ed europei. Il turismo del benessere, accessibile anche a categorie di persone con esigenze speciali. Per la fruizione della vacanza e del tempo libero senza ostacoli e difficoltà, c’è la necessità di un insieme di servizi e strutture con caratteristiche particolari, che ha trovato nell’industria e nel mercato del turismo una specializzazione logistica e organizzativa. In poco più di venti anni si è così venuta a creare una composita filiera capace di autosostenersi e di generare nel Vecchio Continente un volume di affari di oltre 800 miliardi di euro all’anno, considerando anche l’indotto. Ad alimentare questa realtà sono tante tipologie di turisti: dalle neomamme alla ricerca di una rémise en forme dopo il parto o con bambini piccoli, ai viaggiatori in buona salute over 65, a chi ha bisogno di trattamenti di riabilitazione, fino alle persone con disabilità, tutti uniti dalla caratteristica di essere ospiti e clienti paganti come gli altri. Non sono tante le strutture che in Italia si sono organizzate per rispondere in maniera organizzata alle esigenze di questi ospiti, probabilmente rinunciando a una fascia di mercato che si pensa arriverà al 30,5% del totale nel 2050. È una questione di lungimiranza imprenditoriale, che nei casi di successo mostrano lo stretto rapporto fra gli investimenti e il tasso di fidelizzazione dei clienti.
Dal 1972, la famiglia Maggia guida l’Hotel Ermitage Bel Air una delle prime strutture termali di Abano Terme, all’interno del Parco naturale dei Colli Euganei, lì dove le note proprietà terapeutiche dell’acqua, che sgorga naturalmente ad alta temperatura, hanno attratto per anni turisti da tutto il mondo. La tenuta del mercato termale è stata però messa in crisi da molti fattori che ne hanno indebolito la capacità di richiamo, così che molte strutture alberghiere hanno subito un drastico calo delle prenotazioni, almeno lì dove non si è riusciti a trovare il coraggio di aggiornare la propria offerta.
La storia dell’Hotel Ermitage Bel Air risale alla fine dell’ottocento e la struttura mantiene all’ingresso e, in particolare nella sala ristorante, un forte impatto scenografico. Ci sono tre sorgenti private in grado di offrire una portata di oltre 10.000 litri al minuto e il fango usato per le cure antalgiche e antinfiammatorie proviene da un laghetto dei Colli Euganei, con una maturazione in acqua termale per almeno 60 giorni. Un’offerta importante ma probabilmente non sufficiente a garantire alla struttura una sostenibilità economica in tempo di crisi del classico termalismo.
Per questo il titolare, l’ingegnere Marco Maggia, dopo aver affiancato il padre alla guida dell’albergo, ha messo in moto un cambio di passo che potrebbe essere presentato come case history nelle scuole di management alberghiero. È lui stesso a spiegarci la genesi del suo concetto di Medical Hotel: “Ero ancora poco coinvolto nell’albergo e calcavo i campi di calcio, dove subì un serio infortunio al ginocchio. Per la fase di riabilitazione iniziai a frequentare a Venezia uno studio medico convenzionato dove si trovavano fianco a fianco atleti professionisti del calibro di Bettarini e Recoba, con utenti più anziani impegnati nel faticoso recupero da operazioni ortopediche. Avevo lavorato per anni nella finanza, negli Stati Uniti a San Francisco, e ho deciso di ritornare a impegnarmi nell’Ermitage sviluppando un mercato che in quel paese è già molto importante. Insieme alla famiglia abbiamo sviluppato l’idea di dotare l’albergo di un Centro medico che ponesse al centro la riabilitazione fisica, e più in generale il benessere di tutti gli ospiti, nessuno escluso. Il percorso è stato lungo e tortuoso, fra investimenti e lungaggini burocratiche, ma dieci anni fa riuscimmo ad aprirlo ricevendo più tardi l’accreditamento con il Servizio Sanitario Nazionale e, di conseguenza, con le principali assicurazioni italiane. La nostra ricezione alberghiera, già di alta qualità, si è arricchita del servizio fornito da terapisti della riabilitazione, della fisioterapia, della medicina termale e delle scienze motorie. Gli standard qualitativi sono rigorosi, costituendo un punto di riferimento per la Regione Veneto, ma non solo. Il lavoro svolto dal nostro direttore medico, il dott. Alberto Dattilo, ci ha permesso di entrare in contatto con alcune cattedre dell’Università di Padova e di Milano, che hanno trovato nella nostra realtà il giusto spazio per portare avanti alcuni progetti di ricerca nel campo della riabilitazione.” prosegue l’ingegner Maggia. “In ambito ortopedico sono molteplici le iniziative che abbiamo attivato, ottenendo risultati come la de-ospedalizzazione di diversi pazienti con un minor costo a carico del Servizio Sanitario Nazionale. Il nostro raggio di interventi si sta ampliando, come testimonia un importante progetto in ambito neurologico diretto dal professor Angelo Antonini, dell’Università degli Studi di Padova, in collaborazione con il professor Stefano Masiero ordinario di Medicina Fisica e Riabilitativa dell’Università di Padova, entrambi lavorano per migliorare l’autonomia e la qualità della vita dei pazienti neurologici affetti dal Morbo di Parkinson e da Sclerosi Multipla”.
Dedicandosi a queste problematiche si rinuncia alla fascia di clientela che punta solo al benessere? – ”Certamente no – spiega Maggia – non pensiamo di limitarci esclusivamente alla terapia e alla riabilitazione, perché i nostri programmi si rivolgono alla prevenzione e al miglioramento dello stile di vita dell’ospite sano, con l’integrazione di percorsi di rieducazione alimentare e allenamento cardio fitness assistito. La cucina dell’hotel, che lavora seguendo le indicazioni dei professori Arsenio Veicsteinas, ordinario di Fisiologia, e Fulvio Ursini, ordinario di Biochimica e Scienza dell’Alimentazione, elabora menu salutistici personalizzati che accompagnano l’ospite nei suoi bisogni e desideri. Il nostro impegno non è solo in risorse ed energie perché la nostra rivoluzione è principalmente culturale. Il concetto di un Medical Hotel abbisogna di molteplici strumenti che rispondono a complesse esigenze, ma non potrebbe essere realizzato senza una filosofia di base che privilegia l’inclusione dei sani e di chi è in cura nella stessa destinazione: il risultato è una qualità che rifiuta una dimensione ghettizzante ma anzi favorisce la vacanza insieme ai propri familiari”.
Il turismo medicale e del benessere possono convivere nel nome della qualità.