È opinione generale che gli effetti positivi imputabili alla pandemia da Covid19 sono molto pochi. Specie nel comparto del turismo. Eppure, pur riconoscendo la gravità della crisi che ha messo in ginocchio decine di migliaia di aziende, piccole e grandi, qualcosa da salvare lo possiamo certamente trovare. Le limitazioni alla mobilità e le restrizioni sanitarie che hanno indotto molti nostri connazionali a rimanere nei confini nazionali, hanno permesso a molti di scoprire quella che, superficialmente, continuiamo a chiamare: l’Italia minore. Che include molti luoghi sparsi nel resto della penisola, finora esclusi dai percorsi turistici delle grandi città d’arte. Paesi che non fanno parte di quelle immagini da cartolina che tutto il mondo ci invidia, e non sono pertanto diventati mete del turismo internazionale.
Nell’Italia minore si conduce una vita tranquilla, le meraviglie architettoniche e naturali sono visitate ma non si non fanno code chilometriche. Di queste località hanno iniziato a parlare, solo da pochi anni, le riviste di viaggi e i programmi televisivi alla ricerca di borghi, paesaggi naturali, proposte enogastronomiche che rispecchiassero ancora un sistema di valori, di tradizioni e di abitudini che lasciano a bocca aperta chi mostra curiosità e disponibilità a farsi sorprendere.
In Calabria, è il caso di Altomonte, cittadina di 4500 abitanti ai piedi del Parco Nazionale del Pollino, costruita su un promontorio a circa 450 metri di altezza. Immersa in uno scenario naturale fatto di vigneti, uliveti, agrumeti, coltivazioni di pesche, che spazia dalle cime del Pollino e dell’Orsomarso, fino al mare Ionio, la piana di Sibari e la valle del fiume Esaro. Altomonte si trova a 60 km a nord di Cosenza, ed è uno dei paesi più affascinanti della provincia, ricco di un notevole patrimonio artistico-culturale, frutto dell’influenza orientale – testimoniata dalla persistenza del rito greco e dall’impianto urbanistico di derivazione araba – e da una riuscita integrazione con l’etnia arbëreshe, gli albanesi d’Italia, che nei secoli hanno mantenuto la loro lingua e le loro tradizioni.
L’originale nucleo fortificato conserva ancora un’impostazione medioevale, con in alto la maestosa Chiesa di Santa Maria della Consolazione, realizzata nel XIV secolo in stile gotico-angioino, che presenta un magnifico portale, il grande rosone composto da archetti disposti a ruota e l’elegante bifora della massiccia torre campanaria. Subito è fianco c’è un monastero fondato nel ‘400 dai Domenicani, che ospita oggi il Museo Civico, ricco di sculture, intarsi e quadri, fra cui alcuni capolavori degli artisti toscani Simone Martini e Bernardo Daddi, e della Scuola di Giotto, oltre a una raffinata collezione di antichi paramenti sacri e di libri miniati dai Domenicani. In questo luogo, nel 1589, il filosofo Tommaso Campanella scrisse il volume Philosophia Sensibus Demostrata. Dalla piazza, si scende in direzione della Torre Palotta, di origine Normanna e del Castello, in cui abitarono le famiglie Sangineto, Ruffo e Sanseverino. La struttura risale all’XI secolo e oggi è stata convertita in hotel. Una rete di vicoli serpeggianti e stradine acciottolate, si snoda fra antichi palazzi dai portali in pietra, opera di scalpellini locali.
“Nell’arco del tempo, Altomonte si è guadagnato parecchi riconoscimenti: è considerato uno dei Borghi più belli d’Italia, è una Città Slow, gode della Bandiera Verde, è una celebrata Città del Pane ed è l’incontrastata Città dei Matrimoni, oltre 300 all’anno, per coppie che oltre che dalle Calabria e dalle regioni limitrofe arrivano da tutta Italia e anche dall’estero”. A raccontarci come ciò sia potuto accadere nell’arco di pochi decenni, è Enzo Barbieri, per 20 anni assessore cittadino al turismo, ora appena nominato Ambasciatore della Calabria Straordinaria, quella che va ben oltre i luoghi comuni del mare, del peperoncino, della costa, e che vuole far conoscere le peculiarità gastronomiche, i paesaggi e i parchi dell’interno, il microclima e la biodiversità della regione. “Merito principale negli anni ’80 è stato del sindaco Costantino Belluscio, cui si deve la costruzione del teatro all’aperto a lui dedicato, circondato dalle case del centro storico. Grande amico del Generale dalla Chiesa, in un momento in cui l’industrializzazione e l’assistenzialismo stavano svuotando i centri storici, insieme a lui abbiamo trasformato Altomonte, paese contadino e povero, in una città dedita alla cultura alta e al turismo, un modello per quell’esercito di calabresi che amano il proprio territorio, che non vogliono piangersi addosso, che sanno che la nostra terra è ricca e che i calabresi sono dei lavoratori, e non dei pigri e dei mediocri come molti stereotipi amano descriverci”.
Il ragioniere Enzo Barbieri si definisce un calabrese di ritorno, uno dei tanti che è ritornato per migliorare la propria Terra. Suo papà aveva sposato l’ostetrica del paese, arrivata da Ferrara per supplire alla carenza di sanitari locali. Con la sua piccola ditta edile contribuì al restauro della cattedrale. “Chi veniva da fuori, alla fine degli anni ’60, aveva difficoltà a trovare alloggio e quindi decise di costruire un piccolo hotel di 12 camere, sei con bagno e sei senza, che nella sua visione sarebbe dovuto diventare “l’albergo più bello della Calabria”. Il destino però decise altrimenti: a 47 anni, nel 1974, fu stroncato da un infarto e quindi Enzo che viveva a Ferrara e lavorava già nella locale trattoria di famiglia, tornò per liquidare in poco tempo l’attività paterna (almeno così promise a sua moglie emiliana, la signora Patrizia). Invece rimase, innamorato della propria terra, e decise d’impegnarsi in politica per favorire uno sviluppo sostenibile e rispettoso della bellezza di questi luoghi. “Il mio primo atto da assessore – continua Barbieri – fu quello di distribuire oltre 3000 vasi di fiori ai miei concittadini, pregandoli di esporli dalle finestre e nei balconi. Chi veniva a visitarci doveva rimanere colpito dalla bellezza e dalla vivacità dei loro colori. Si deve aiutare la gente a vedere lo Stato come un alleato e non come un nemico”.
Le statistiche dicono che Altomonte, a differenza di molti altri comuni calabresi è rimasto ai margini dell’influenze criminale della ndrangheta, anzi, all’interno dell’ex Convento dei Minimi di San Francesco di Paola, oggi trasformato in Palazzo Comunale, c’è una mostra permanente di “Cento Pittori contro la Mafia”. Una significativa tela di Domenico Purificato dal titolo Emigrazione, sta a ricordare questa triste questione sociale, purtroppo ancora attuale. Come Città d’arte, Altomonte è diventata sede di diversi Festival e rassegne teatrali, destinazione turistico-culturale privilegiata, location di diverse produzioni cinematografiche che contribuiscono, non poco, all’economia locale. “Il nostro paese – spiega l’ex assessore Barbieri – è una meta preferita per chi è alla ricerca di un borgo in cui si seguono ancora ritmi lenti, dove vivere un turismo esperienziale, in cui un grande ruolo è svolto dal mangiare bene. Fu mio padre a intuire, ante litteram, il valore della cucina del territorio, dei salumi prodotti artigianalmente, delle bontà dell’orto da cui raccogliere ortaggi e frutta che poi conserviamo in maniera tradizionale. (Gli ospiti dell’albergo che lo desiderano possono alzarsi alle 5 di mattina e accompagnare Enzo nella sua quotidiana attività agricola e di raccolta dei prodotti direttamente dal campo. N.d.r.). L’industria conserviera è tipica dei paesi poveri ed è importantissima. Durante il lockdown, con l’albergo chiuso, abbiamo venduto on-line ed esportato fino agli Stati Uniti, i nostri fichi dottati, i fiori di zucca essiccati al sole, i pomodori secchi, i carciofi e i cardi selvatici sotto olio, le nostre conserve e marmellate di gelsi e fragole. Una parola a parte meritano gli zafarani (peperoni), lasciati a essiccare al sole e poi immersi rapidamente nell’olio bollente (cruschi). Per noi, la produzione agricola si è dimostrata una miniera, un esempio di economia circolare che ha trovato nell’esperienza delle donne del paese il vero motore”.
La fama del ristorante dell’hotel Barbieri, che fa parte dell’Unione dei Ristoranti del Buon Ricordo, ha, da tempo, superato i confini regionali. Fino a qualche anno fa a controllare la cucina c’era la signora Patrizia che, a detta di molti, ha contaminato l’eccellente risultato con alcune tracce della sua origine emiliana. A occuparsi dell’organizzazione di catering ed eventi che si tengono anche nel prestigioso Palazzo Giacobini, sede dell’antico ospedale, c’è la figlia Laura, mentre la gestione alberghiera è nelle mani degli altri due figli, Michele e Alessandra. L’albergo è un moderno quattro 4 stelle in un’ottima posizione, dove gli ospiti possono usufruire della colazione mattutina sulla terrazza da cui si gode uno splendido panorama su tutta Altomonte. L’albergo è dotato di una grande piscina esterna, una Jacuzzi e una SPA, e può rappresentare il punto di partenza dal quale muoversi per andare alla scoperta del Parco Naturale del Pollino, dei borghi autentici di origine albanese, dei laghi alpini, la valle dell’Esaro e la riserva del Farneto, in percorsi emozionali che ruotano intorno alle tradizioni, al cibo, ai vini balbini locali, “In tutte le stagioni dell’anno – conclude Enzo Barbieri – per conoscere realmente a fondo l’identità di questa terra magica, i suoi aromi, le genti, e le sue origini antichissime”.
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