Dal 5 aprile al 23 luglio Palazzo Cipolla a Roma ospita la mostra “Ipotesi di Metaverso”. Fortemente voluta dal Prof Emmanuele Emanuele, la mostra vuole rappresentare un ponte che unisce il Barocco al mondo moderno e digitale attraverso manifestazioni artistiche che hanno come filo conduttore una prospettiva su ciò che oggi viene definito metaverso.
Ideatore e promotore della Fondazione Terzo Pilastro, il Prof. Emanuele ha organizzato più di un centinaio di vernissage ed esposizioni lungo la sua carriera di mecenate: per più di un trentennio la sua passione per la divulgazione artistica ha permesso al pubblico di vedere opere d’arte e storie che fanno parte del patrimonio culturale dell’umanità. Anche stavolta il creatore di Terzo Pilastro, coadiuvato dai curatori Gabriele Simoncini e Serena Tabacchi, è riuscito a stupire per la selezione e la scelta del percorso. Dagli artisti barocchi come Andrea Pozzo, fino ai più recenti giovani artisti digitali come Alex Braga, Joshua Chaplin, Paolo Di Giacomo, passando anche per i futuristi Boccioni e Balla o per il “metafisico” De Chirico o per “l’artista dell’impossibile” Maurits Cornelis Escher, si snoda un percorso che lascerà spiazzati e curiosi i visitatori.
L’esposizione cerca d’interrogarsi sul concetto di metaverso, ossia di universo parallelo. Oggi più che mai con l’utilizzo massivo e automatizzato di dispositivi digitali e intelligenze artificiali questo interrogativo è centrale nella società, dal mondo del lavoro alle arti creative i dispositivi digitali e le IA stanno prendendo sempre più piede. Realtà aumentata quadri interattivi, stringhe di testo e pianoforti che suonano al ritmo di voci computerizzate tutto questo accanto ad opere d’arte più “classiche”. La mostra si apre con l’opera di Fabio Giampietro e Paolo Di Giacomo, un’altalena immersiva che rappresenta alla perfezione la prima ipotesi di metaverso. L’altalena è illuminata nel buio e una volta attivata con il moto pendolare proietterà sullo schermo di fronte ad essa immagini sempre diverse con l’aumentare dell’oscillazione. Nella parete adiacente invece appare un’opera di Escher, l’artista che ha ispirato il concept di metaverso e la nuova corrente digitale che dialoga con il pittore barocco Andrea Pozzo, colui che invece ha concettualmente ispirato l’olandese. Si prosegue con un quadro con effetto ipnotico di Augusto Breccia esposto nella parete opposta ai due artisti. Un vortice nel quale figure umane cadono, dal titolo “Decentraland”. I visitatori continuano il loro excursus nei mondi paralleli entrando nelle successive stanze che ospitano il primo contatto con le nuove forme di arte digitale proposte da Federico Solmi. Attraverso la realtà aumentata, con l’ausilio di “cursori e mascherina digitale”, si verrà proiettati all’interno prima di una città, nella quale potersi librare, per poi cambiare stanza e ritrovarsi in una festosa sala di un palazzo antico. Si prosegue nel percorso con *Fuse e la sua installazione audiovisiva fatta di immagini contemporanee che proiettano metaversi. Si continua con Boccioni e la sua celebre opera “Forme uniche nella continuità e nello spazio” per poi passare ad una sala con un pianoforte che suona da solo al ritmo di parole ed immagini proiettate, per un’esperienza di metaverso audiovisiva di tipo sensoriale. Verso la fine del percorso si avrà la possibilità di ammirare anche “Trasformazioni forme spiriti” del futurista Giacomo Balla che quasi traduce su tela quello che si vede poco prima con l’opera “Homage to Virak” dell’artista Robert Alice.
Prima della conclusione non poteva mancare, nei percorsi di questo viaggio nei mondi paralleli, “il pittore del metafisico” Giorgio de Chirico che viene sapiente accostato al più moderno Giulio Paolini in un confronto sull’eterno ritorno e sulla circolarità del tempo. Tante sono le ipotesi proposte per rappresentare e delineare il concetto di metaverso ognuno con la sua interpretazione, ma probabilmente come ci ricorda il regista Steven Spielberg in Ready player One, “il metaverso è un luogo dove puoi fare qualsiasi cosa, esser chiunque senza andare da nessuna parte. Un luogo dove il limite della realtà è la tua immaginazione”.
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