Finalmente si può iniziare a programmare qualche escursione fuori dalle classiche mete turistiche. Per esempio camminare attraverso i boschi che si trovano lungo la dorsale pedestre Insubrica, al confine fra la provincia di Como e il canton Ticino. Su questi sentieri si muovevano gli spalloni dediti al contrabbando e, durante la seconda guerra mondiale, gli ebrei in fuga verso la neutrale Svizzera. Ora tutti i valichi alpini sono interrotti a causa della pandemia, compreso quello che si trova nelle vicinanze della Chiesa di San Giuseppe a Somazzo, frazione del comune di Uggiate Trevano. Questo santuario, la cui costruzione risale al XVII secolo, si trova isolato, vicino alle sorgenti del torrente Lura, su una collina morenica arrotondata, formata dai detriti lasciati dopo lo scioglimento di antichi ghiacciai. Il panorama tutto intorno, fatto di boschi di castagni e di pini, accresce la sacralità del luogo, molto frequentato dai pellegrini, che qui vengono, per tradizione a invocare la pioggia nei periodi di siccità.
Tutto nasce dalla leggenda di tre giovani fanciulle che nella Chiesa furono murate vive da un signorotto del luogo perché rifiutarono di cedere alle sue richieste. Rinchiuse nelle tre cellette, cui corrispondono oggi tre finestrelle sulla parete esterna del presbiterio, chiesero aiuto a un passante che, impietosito dal loro destino, le dissetò. Come ringraziamento, una delle tre poverette gli promise che ogniqualvolta ce ne fosse stato bisogno, loro avrebbero aiutato la popolazione del paese facendo piovere in abbondanza. Scendendo per una comoda strada, si arriva al comune di Uggiate Trevano, un piccolo paese ricco di storia, già abitato fin dall’epoca preromana. Nel corso dei secoli, la presenza dei sentieri che attraverso le colline portano in Svizzera ha reso questa zona di grande interesse e sede di commerci transfrontalieri, specie per i prodotti agricoli, in particolare il granoturco, che hanno rappresentato per lunghi periodi la base dell’economia locale. Nel ‘500, nella vicina val Mulini, si sviluppò una vivace industria tessile con numerosi filatoi che venivano mossi dall’energia del torrente Falloppia, che alimentava anche i tradizionali molini produttori di farina. Oggi la coltura della vite è ormai praticamente scomparsa perché, nell’XVIII, la produzione vinicola fu soppiantata dallo sfruttamento del legno dei boschi, principalmente di frassino, acero montano e rovere.
Francesco Somaini, ingegnere e imprenditore, nel 1893, fondò nel vicino comune di Lomazzo un cotonificio (oggi sede del parco tecnologico_scientifico “Como Next”), e come altre grandi famiglie del paese, si fece costruire, nel cuore di Uggiate, Villa Somaini, il cui parco si estende lungo la via Matteotti. Tra le proprietà più significative della famiglia Somaini c’è anche la tenuta dell’Annunziata, fatta costruire in posizione strategica dominante su una collina che già in epoca romana e nei secoli era servita come postazione di controllo: da un lato la Svizzera, dall’altra la Brianza fino a Milano, visibile nelle giornate più limpide. Circa 70 anni dopo la scomparsa dell’ingegnere Somaini, avvenuta poco prima della seconda guerra mondiale, nel 2007, la proprietà immersa nel verde e circondata dal suo bosco è stata acquistata dalla famiglia Guffanti-Pezzoli che, nel rispetto della natura, l’ha sottoposta a una grandiosa opera di recupero che ha dato vita a un agriturismo di charme con un sapore genuino di classe. Le due famiglie, ognuna a modo proprio, sono da sempre state impegnate in attività locali e nazionali inerenti energia e petroli, ma l’amore per il proprio territorio è stato tramandato di generazione in generazione.
Oggi al timone di Tenuta de l’Annunziata ci sono tre giovani discendenti: le sorelle Elisabetta e Arianna, che con tenacia, determinazione ed entusiasmo propongono agli ospiti la genuinità delle emozioni e l’eleganza di un’ospitalità fondata sul rispetto della natura, delle sue stagioni e dei suoi cicli, ma anche sull’amore per l’arte, il vivere bene e il benessere. Il primogenito Adriano, si occupa invece dell’azienda agricola: “più della metà degli ingredienti e dei prodotti serviti all’interno dell’agriturismo, nel Ristorante Quercus – ci dice – provengono dalla nostra produzione in aziende agricole e allevamenti di proprietà, o accuratamente controllati”. Anche la scelta dell’antico nome latino della quercia, l’albero simbolo della Tenuta e delle colline circostanti, è un chiaro rimando al legame profondo della cucina dello chef con il territorio in cui è immersa.
Oggi la tenuta può essere considerata un’oasi di pace, nel cuore delle colline che circondano il Lago di Como, in cui ogni attività è espressione di una concezione olistica del benessere e del rapporto uomo-natura. L’antica proprietà a lungo abbandonata, è stata trasformata in un relais naturale che mette a disposizione degli ospiti, venti camere luminosissime, di varie tipologie: standard, superior e deluxe, con una splendida vista sul castagneto in cui è immersa la struttura e sulle colline circostanti. Il progetto di recupero è opera degli architetti Nicoletta de Molli e Giuseppe Molinari, che per il ristorante e il relais hanno ristrutturato la vecchia torre ampliando la struttura all’interno. La scelta dei materiali (Legno di castagno, cuoio, ferro, pietra), le linee semplici e i materiali naturali degli arredi, dei tessuti (lino, tela di canapa e iuta) e delle tinte per le stanze è caduta sui colori della natura e richiamano le atmosfere della tradizione, proponendo uno stretto legame fra gli interni e l’esterno. Al piano più alto dell’antica torretta che svetta sulla Tenuta è ospitata la red suite, dotata di accesso privato, mentre uno dei panorami migliori si gode dal Salotto Belvedere, interamente rivestito in legno.
La SPA, aperta al pubblico dal 1 luglio e accessibile anche a ospiti esterni, si estende su 1.500 mq ed è in rapporto con la natura circostante con i prodotti utilizzati per i trattamenti realizzati con i prodotti della Tenuta, principalmente erbe del bosco e piccoli frutti. Il percorso rigenerante si snoda attraverso la piscina coperta con musica subacquea, idromassaggio, percorso Kneipp, hammam, bagno turco, sauna finlandese e sauna delle erbe, docce emozionali, fontana del ghiaccio, solarium e tisaneria. Ampia la proposta di trattamenti viso e corpo e due massaggi olistici, il Lomi Lomi hawaiano e l’ ayurvedico Abhyanga. Ma il fiore all’occhiello de l’Annunziata è il bosco bioenergetico che si estende intorno al Relais per tredici ettari. Un parco del benessere al cui interno una semplice passeggiata, respirare aria pulita e lasciarsi avvolgere dei profumi, aiutano a combattere lo stress e a ricaricarsi, trasformandosi in un momento terapeutico. Gli anglosassoni lo chiamano forest bathing o anche forest therapy e in base al progetto dell’ecodesigner Marco Nieri, l’itinerario prevede diverse aree dove si trovano diverse specie arboree che, come tutti gli esseri viventi, emettono onde elettromagnetiche che interagiscono con il livello energetico di determinati organi del corpo umano. Prima dell’ingresso al bosco, a ogni visitatore viene consegnata una mappa dettagliata con itinerario, aree di sosta e specifici effetti benefici, e durante la bella stagione, ogni terzo week end del mese si possono seguire lezioni di Yoga Flow all’aperto, sotto l’esperta guida di Bettina Pfaff, studiosa di discipline orientali. In inverno, invece, le classi di yoga si tengono nel centro benessere e abbinano il percorso SPA.
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