Venticinque anni di libertà hanno cambiato la faccia di Berlino. Mutevole e dinamica, ricostruita e in ricostruzione, la città raccoglie e rielabora oggi l’energia della vecchia Europa. Mentre il passato emerge in vaghe tracce sparse, la tensione al futuro trasforma continuamente confini e luoghi d’attrazione, in un crocevia di storie, personaggi, culture e lingue diverse. La capitale tedesca è divenuta in un paio di decenni punto di riferimento per comunità di viaggiatori ed espatriati, che trovano rifugio nel peculiare equilibrio fatto di precisione teutonica ed estro proprio di una metropoli internazionale.
La proposta recettiva ha seguito la crescente attenzione dedicata a Berlino, aumentando rapidamente la gamma di alternative alberghiere, un settore che fino a qualche anno fa, stentava a essere soddisfacente. La maggior parte degli hotel si concentra nel raffinato quartiere conosciuto come Mitte, segnato dal viale alberato di Unter den Linden. Caso esemplare è l’Hotel de Rome, proprietà della The Rocco Forte Hotels, aperto sulla Behrenstrasse, per il quale l’investimento economico della nota catena inglese, ma dalla spiccata identità italiana, è iniziato quando ancora l’area non aveva raggiunto l’attuale attrattività, e si è così potuta rilevare a prezzi non ancora esagerati la proprietà di uno degli edifici storici più interessanti della zona.
Progettato dall’architetto Ludwig Heim nel 1889 e per anni sede della Banca di Dresda, alla struttura è stato dato il nome Rome, in ricordo di uno dei più importanti alberghi di Berlino che però non sopravvisse ai bombardamenti della seconda guerra mondiale. Quasi un omaggio al passato cittadino, alla cui memoria si è rifatto lo studio dell’architetto Tommaso Ziffer, noto anche in Italia per essere stato coinvolto nel restyling dell’interior design dell’Hotel de Russie a Roma. Chiara la richiesta della proprietà che ha preteso sia la valorizzazione dei caratteri classici della struttura, che di riportare in vita tutto quello che l’espropriazione vissuta negli anni della DDR aveva sottratto o provato a eliminare. Un gusto rinascimentale, espresso tramite decorazioni, arazzi e stucchi, rianima le sale di un albergo che sorprende anche per la sua proiezione al futuro. All’arrivo si apre una maestosa reception, illuminata di luce naturale grazie alle vetrate che puntano a godere il più a lungo possibile delle ore di luce. Subito salta all’occhio la vitalità di un hotel, che mese dopo mese, ha guadagnato l’attenzione di un pubblico internazionale, attratto dal Parioli Restaurant, con la sua cucina mediterranea, piatti leggeri per pranzi business e proposte innovative per la cena; dal vivace bar, posizionato su una delle terrazze esterne, affacciato su Bebelplatz, perfetto per le stagioni primaverili ed estive; o per l’Opera Court, spazio elegante e suggestivo per un thè pomeridiano. Nonostante la trasformazione di destinazione d’uso, da banca ad hotel, pare quasi che la sala da ballo sia sempre stata lì per ospitare feste danzanti e non che precedentemente fosse il salone per i correntisti del vecchio Banco di Dresda.
Lo stesso vale per il vecchio caveaux, al piano inferiore, che oggi ospita la SPA e offre benessere, bellezza e momenti di relax, di cui resta a testimonianza la grande porta blindata della cassaforte attraverso cui si giunge alla reception, dove la receptionist accoglie, illustra i trattamenti del menu e indirizza verso gli spogliatoi. Una volta in accappatoio si può scegliere quale percorso intraprendere: nelle sei cabine per i trattamenti che spaziano dalla tradizione ayurvedica ai protocolli hawaiiani, fino a un mix di proposte studiate per coppie, sposini in viaggio di nozze o uomini d’affari stressati. Sono loro che frequentano maggiormente l’attrezzata palestra ma apprezzano anche l’area umida, ideale per alternare sauna, bagno turco e doccia emozionale. Per finire, lì dove un tempo venivano conservate le cassette di sicurezza, oggi si trova una piscina scenografica dalle imponenti colonne di marmo, intorno a cui distendersi, in un clima riscaldato e una sensazione di privacy che ricorda ancor più l’ambiente silenzioso della banca che fu.