Sulle testate di settore si discute spesso su quale sia il vero significato del termine “wellness”, di come esso sia cambiato negli anni e di come si evolverà nel futuro. Lasciando ad altri il compito di disquisire su quale sia la definizione più corretta, diciamo che solitamente le strutture che utilizzano tale parola nelle loro brochure di presentazione vi associano, come si trattasse di sinonimi, concetti quali “piacere psicofisico”, “godimento sensoriale”, “benessere olistico”. Frasi di sicuro effetto che però sono state talmente abusate negli ultimi tempi da aver perso ormai quasi di significato e che spesso non sono altro che questo: efficaci slogan usati per rendere più appetibile un’offerta finalizzata al relax del cliente.
Eppure, anche se spesso si fa confusione su ciò che una proposta wellness dovrebbe realmente offrire, di una cosa siamo sicuri: quella del Wellcum di Hohenthurn, nella vicina Carinzia, ci pare un po’ troppo estrema per rappresentarne una declinazione valida. Abbiamo a lungo discusso se valesse la pena scrivere di questa struttura poi abbiamo deciso di sì, per rispetto a tutte quelle realtà che in maniera seria e professionale potrebbero essere confuse con quello che vi andremo a raccontare. Infatti se ci si soffermasse solo sulla descrizione della struttura contenuta sul sito di riferimento parrebbe di trovarsi davanti a un hotel/wellness di prima categoria come ve ne sono tanti nella regione dove è situato e altrove.
Sì perché questo Wellness Club, come viene opportunisticamente definito dal suo ufficio marketing, che si sviluppa su una superficie di ben 7.200 mq, comprende una piscina riscaldata, sale relax, saune interne ed esterne, docce emozionali, campi da pallavolo, ristoranti e bar nella migliore tradizione delle strutture di lusso. Inoltre mette a disposizione dei suoi ospiti ben 24 stanze finemente arredate e dotate di tutti i comfort possibili, che affacciano su uno splendido e rigoglioso giardino, il tutto circondato da un panorama mozzafiato rappresentato dalle splendide montagne austriache. Solo che a differenza di un hotel di stampo classico, il punto di forza dell’offerta in questo caso non sono gli impianti e dotazioni che arricchiscono gli ambienti quanto più che altro le prestazioni che in questi locali vengono eseguite dalle bellissime signorine addette ad accompagnare il cliente in un percorso volto alla riscoperta del suo piacere. Un piacere, beninteso, che poco ha a che fare con quella sensazione di benessere diffuso cui abbiamo accennato all’inizio.
Wellcum infatti, e con questo nome a dir poco allusivo non potrebbe essere altro, non è che un luogo votato al piacere carnale: un grande bordello, come è stato definito da tanta stampa italiana, in cui bellissime ragazze, per lo più dell’Europa dell’Est, forniscono servizi a carattere sessuale di ogni tipo e adatti a ogni tasca. Si va dal classico corpo a corpo in versione topless sino al bagno piccante nell’idromassaggio, dalla sauna in compagnia di simpatiche e discinte amiche, a una non si sa quanto rilassante chiacchierata attorno al grande camino aperto che troneggia nella sala dedicata agli incontri senza veli tra i clienti. La giornata tipo si conclude assaporando uno dei cibi afrodisiaci nel rinomato ristorante del club o nel bar in cui è possibile assistere a spettacoli che definire osé è un delicato eufemismo, assaporando vini di gran marca e champagne pregiati.
Un bordello abbiamo detto, che non ha niente a che fare con le vere e rispettate strutture wellness. 100 ragazze a disposizione con cui trascorrere il resto della serata magari nell’intimità di una delle suite, tutte rigorosamente arredate in uno stile moderno in cui risalta però quel pizzico di pacchianeria indispensabile a rendere l’atmosfera morbosa quel tanto da spingere l’ospite a navigare con la mente verso lidi inesplorati. Insomma: un luogo pensato per offrire esperienze che altrimenti resterebbero relegate al mondo della prostituzione. E non importa se nelle ambizioni dei suoi realizzatori si cerca di non ridursi a mero esempio di casa chiusa di classe. Basti pensare che alla sua inaugurazione i finanziatori del progetto (una cordata di imprenditori tedeschi e svizzeri) hanno pensato bene di invitare tutta la popolazione di Hohenthurn. Un invito a cui pare abbiano risposto non solo uomini soli ma intere famiglie oltre a una folta rappresentanza politica locale che anzi ha colto l’occasione per tessere le lodi di questa nuova impresa che fino adesso ha garantito ai residenti 36 nuovi posti di lavoro (tra camerieri, inservienti etc.) e che, paradossalmente, nelle aspettative degli amministratori pubblici tante nuove occasioni di investimento porterà in futuro per tutta la cittadina.
Non sta a noi fare del moralismo, ma gli abitanti del simpatico centro austriaco non ce ne vogliano se rifiutiamo il tipo di accostamento operato in questo caso tra wellness, sesso e prostituzione. Infine in tutta questa vicenda va sottolineato un ultimo aspetto non secondario: pare che a spingere gli investitori a lanciarsi nel progetto sia stata la convinzione di poter contare su un pubblico pressoché illimitato di italiani, vista la vicinanza con il nostro confine. Considerando che in passato eravamo visti come un popolo di navigatori, santi e poeti sapere che la considerazione internazionale di cui godiamo è scesa così radicalmente francamente ci amareggia non poco.