Nel XVIII secolo nasce la cosiddetta poetica delle montagne. I tanti viaggiatori che dal nord Europa venivano in Italia ansiosi di conoscere nuovi paesaggi e nuovi costumi, di ritorno a casa raccontavano che attraversando le Alpi avevano provato piaceri ed emozioni difficilmente descrivibili, quasi stupefacenti. Restavano infatti affascinati dalla maestosità delle montagne, con le loro rupi impervie, i ghiacciai senza fine, gli abissi senza fondo, le valli incontaminate e coperte di fiori. Molti di loro, probabilmente, avevano ancora negli occhi la bellezza paesaggistica di uno di questi scenari: la Val Fiscalina, oggi inserita insieme alle Dolomiti nel patrimonio dell’Umanità dell’Unesco.
La valle è lunga solo 4,5 chilometri e, al pari di allora, a seconda della stagione, mostra fioriture differenti. All’inizio dell’estate, sono i crochi, le primule e le genziane a dipingere di mille colori il tappeto erboso. In piena estate, invece, protagonisti sono i gigli martagone, le aquilegie, i fiori di campo e di arnica, mentre successivamente prevale la fioritura del croco autunnale. La Val Fiscalina inizia da Moso, e passando per prati di larici, malghe e boschi fitti, attraversa il Parco Naturale delle 3 Cime di Lavaredo che la incorniciano insieme al monte Paterno e ai monti della Meridiana di Sesto, una formazione rocciosa che in epoca romana si utilizzava per misurare il tempo. D’inverno il sole sorge alle 9 sopra la Cima Nove, alle 10 la sfera è sopra la Cima Dieci, alle 11 su Cima Undici, alle 12 sopra la Cima Dodici e alle 13 sopra la Cima Uno.
Il nome della località di Sesto, che insieme a San Candido e Dobbiaco, è uno dei paesi all’interno per Parco, deriva proprio dalla sesta ora (mezzogiorno) e uno dei punti di osservazione privilegiati si trova, a due chilometri da Sesto, nella zona dei Bagni di Moso (Bad Moos) perché l’orbita solare coincide al meglio con le cime delle montagne. Qui fu costruita, nel XIX secolo, una prima struttura balneare in legno poi ampliata in pietra, ma da alcuni documenti si legge che le sorgenti di acqua sulfurea, ricca di sali minerali, fluoro, zolfo, magnesio e calcio, erano note almeno dal 1650 e frequentate soprattutto da donne con problemi di fertilità. A testimonianza del primo stabilimento rimane oggi, una piccola capanna che protegge questa antica fonte che sgorga a 1.950 metri d’altezza dalle pendici del Croda Rossa e che fornisce l’acqua termale utilizzata dalla SPA dell’hotel per i trattamenti idropinici prescritti contro reumatismi e disturbi digestivi, per le malattie alle vie respiratorie, per favorire il metabolismo e guarire alcune malattie alla pelle, e per rinforzare unghie e capelli. poi ha una cornice che definire speciale è un eufemismo.
Il Bad Moos Dolomites SPA Resort è perfettamente inserito all’ingresso del paradiso naturale della Val Fiscalina. A fare da protagonista è il legno, in particolare, il profumato pino cembro, con cui la struttura è stata completamente rivestita, mentre i grandi e possenti travi sono in larice. Gli ambienti interni sono ampi e luminosi, con arredi eleganti e di charme e le grandi vetrate danno la sensazione di essere un tutt’uno con le maestose montagne che la circondano. Luminose anche le suite, dal design che esalta il ricorso a legni e materiali locali, resi ancor più preziosi dal riflesso dei colori cangianti che arriva alle prime ore del mattino dalle montagne di fronte. Anche la sala ristorante vive del connubio che si crea fra la autenticità dei legni che coprono le pareti di una stube del Seicento, la raffinatezza delle pietanze, l’eleganza dei tovagliati e degli arredi, con la luce che filtra dall’esterno, il tutto a riprodurre un’atmosfera tirolese calda e familiare, intima e accogliente.
La cucina è affidata al noto chef Giovanni Togni, la cui attenzione è particolare per la qualità delle materie prime, sia degli ingredienti locali per una cucina tradizionale sia dei prodotti di eccellenza utilizzati per piatti internazionali. Da non mancare il suo filetto di vitello in crosta, ma tutta la sua proposta gastronomica rappresenta una vera esperienza culinaria in particolare la sera a cena, quando il menu mette a disposizione più portate a scelta e una vasta selezione di vini locali e internazionali.
Altro punto di forza del Bad Moos è la SPA Termesana, 2500 mq tutt’intorno alla preziosa sorgente d’acqua sulfurea, con rituali di benessere, massaggi e trattamenti individuali o di coppia. Si può scegliere a esempio un Massaggio rilassante e rigenerante all’olio aromatico, ideale per sciogliere le tensioni muscolari e dare sollievo agli arti, oppure un Bagno latte e miele nella tinozza con acqua solfata e oli essenziali. Il trattamento Vulcania Stimolating, invece si avvale di tre argille per le diverse parti del corpo, mentre la sudorazione indotta dal classico bagno tradizionale di fieno, assieme al rapido assorbimento delle sostanze rilasciate, determina un effetto disintossicante e decontratturante. Il percorso nella SPA si articola in una delle tante saune per un relax allo stato puro, avvolti nel calore e nel profumo delicato delle essenze, con la speciale gettata di vapore nella Larix Sauna ove il maestro di sauna, accompagnato dalla musica, dà inizio al rituale, aromatizzando l’ambiente con i profumi del bosco attraverso movimenti decisi e armoniosi. Preferita dalle coppie in viaggio di nozze, è invece l’esperienza nella Private SPA Suite dove, di fronte al caminetto, ci si abbandona a un bagno romantico a lume di candela, avvolti dal profumo delle preziose essenze, assaporando un buon bicchiere di prosecco. Dopo la SPA, niente di meglio che immergersi nell’acqua calda della piscina esterna con vista sulle montagne, avvolti dal vapore. Fuori dall’hotel, gli impianti di risalita della Croda Rossa sono un punto di partenza per lo sci, e d’estate per escursioni e passeggiate verso i rifugi in alta quota.
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