Arco è una località in provincia di Trento famosa per l’aria salubre e per uno dei paesaggi fra i più belli del Lago di Garda. Fra gli appassionati dei misteri è celebre anche per la presenza di un Castello, oggi parzialmente ristrutturato e visitabile, la cui storia è legata alle vicende dei signori che un tempo governavano queste terre e per il fatto di avere oltre 100 stanze e ben 365 finestre, tante quanti i giorni dell’anno. Si racconta che al suo interno, nel 1389, Antonio d’Arco fu ucciso a causa della sua crudeltà. Nel 1447 la fortezza fu conquistata da Ottavio Avogadro, un brigante veneziano, che vi trasferì il suo oro e le ricchezze accumulate con le sue scorrerie, finché la popolazione locale si ribellò e lo uccise. Secondo alcune leggende, nelle sale del Castello, oggi si aggirerebbero i loro fantasmi, frutto della fantasia ma anche del profondo senso religioso che a lungo caratterizzò il territorio in cui, dal 1545 al 1563, si tenne il Concilio di Trento, convocato per porre argine al dilagare della diffusione della dottrina di Martin Lutero. Nella seconda metà del Seicento, in linea con i principi della controriforma, nel centro di Arco, sulla strada che porta al castello nel 1689 fu inaugurato il Monastero delle Serve di Maria Addolorata, un imponente complesso circondato da un alto muro di cinta e affacciato su un ampio giardino interno. La fondatrice, la monaca veneziana Arcangela Biondini, aveva ottenuto dall’imperatore Leopoldo il finanziamento necessario alla sua edificazione.
La forza monumentale e la dimensione spirituale dell’antico centro monastico, che fino alla seconda metà del ventesimo secolo ha ospitato un educantato e una scuola femminile, sono stati gli elementi caratterizzanti che hanno guidato il progetto di trasformazione che ha dato vita a una struttura alberghiera unica, il Monastero Arx Vivendi. Il fascino delle antiche architetture e l’atmosfera di pace e meditazione sono alla base del progetto realizzato dallo studio noa. L’intervento ha riguardato l’ala Sud dell’edificio – la parte restante ospita tuttora una chiesa e un ritiro di clausura – e si è svolto a partire dal 2020 in stretta collaborazione con la Soprintendenza per i Beni Culturali di Trento ai cui vincoli il monastero era sottoposto.
“La grandiosità e il rigore delle architetture, i lunghi corridoi, i soffitti a volta, tutto concorre a dare a questi spazi un carattere fuori dal tempo” spiega Francesco Padovan, architetto di noa* che ha sviluppato il progetto architettonico che può essere distinto in due macro-interventi. In primo luogo la ristrutturazione e la conversione del monastero e dei suoi interni ad albergo, ottenuta ricavando gli spazi comuni (reception, lobby, sala colazione, area bar e cucina) al piano terreno e le 40 camere, di cui 2 suite, tra primo piano e il sottotetto. In più c’è stata la realizzazione ex novo di un comparto Wellness, ispirato al paesaggio rurale che lambisce le rive del lago. Il giardino del monastero, oggi come allora luogo di relax, delizia i sensi e lo spirito degli ospiti. Il verde lussureggiante è la fonte di ispirazione per la creazione della nuova SPA. 500 metri quadri con spazi relax, sale trattamenti, saune e percorso wellness con hammam, bagni caldi e piscina esterna.
Come ci sottolinea l’architetto Padovan: “Un rifugio capace di offrire esperienze antiche, valorizzando al massimo la particolarità e la storia del luogo. E dove ogni scelta costruttiva, ogni materiale e dettaglio sono stati studiati per trarre forza dalla monumentalità del contesto preesistente, esaltandola e portandola a nuova esistenza”. Stanze alte, muri storici, mobili nuovi e ricercati.
Nel Monastero Arx Vivendi si è preservato l’originale disegno dei percorsi al suo interno, estendendo il rigore geometrico ai nuovi volumi, con grande attenzione alla scelta di materiali e colori e ciò ha aiutato a mantenere la chiarezza compositiva, statica e visiva, in un contesto paesaggistico e agricolo che ha giocato un ruolo altrettanto molto importante.
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